Carte, commissioni k.o.

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L’applicazione delle commissioni interbancarie multilaterali (Cmi) è una pratica contraria al diritto alla concorrenza all’interno dell’Unione europea. La loro applicazione da parte delle banche che emettono la carta di pagamento non è, inoltre, indispensabile ai fini del funzionamento del sistema. A stabilirlo, la Corte di giustizia dell’Unione europea con la sentenza nella causa C-382/12 con la quale è stata respinta l’impugnazione di MasterCard e confermata la sentenza del tribunale Ue. Ad avviso della Corte, il costo delle commissioni ricade necessariamente sui venditori al dettaglio e, di conseguenza, inevitabilmente sui consumatori, che finiscono per pagare la merce o i servizi acquistati a prezzi maggiorati andando a delineare un comportamento contrario al diritto dell’Unione. «L’applicazione di tali commissioni, inoltre», ha evidenziato la Corte, «non risulta essere indispensabile per il funzionamento del sistema stesso dato che, dopo adeguate verifiche il tribunale, in prima istanza, aveva verificato che il sistema rimaneva in condizione di funzionare in assenza di tali commissioni». Resta, ora, da vedere come e in che modo la pronuncia si ripercuoterà non solo direttamente su MasterCard ma anche su Visa. Da parte della Commissione Ue una soluzione potrebbe essere quella di introdurre limiti alle commissioni di 0,2% del valore della transazione per le carte di debito, e 0,3% per le carte di credito. A dichiarare la propria soddisfazione in merito alla sentenza, Confcommercio. «Finalmente un’analisi che sottolinea quanto le commissioni interbancarie restringano la concorrenza e comportino costi che si scaricano sui dettaglianti. Questa decisione», ha sottolineato Confcommercio, «conferma la necessitá di un serio impegno a livello istituzionale per determinare condizioni di maggiore concorrenza ed efficienza nel settore delle carte di pagamento, cosa che non è avvenuta con l’introduzione del Pos obbligatorio».

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