Cassa depositi continua lo shopping

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Il credito da una parte, la moda e l’energia dall’altra. Il Fondo Strategico Italiano, lo strumento creato dalla Cdp per la difesa delle aziende italiani leader nei loro settori, è sempre più protagonista nello scenario finanziario. Ed è sempre più utilizzato per operazioni di sistema: vuoi per portare un po’ di ossigeno ai bilanci delle banche, vuoi per intervenire là dove le aziende sono “minacciate” da operazioni di gruppi stranieri. Ma allo stesso tempo, anche per attrarre investimenti dall’estero.
Ecco spiegate le ultime operazioni, alcune già ufficializzate, altre in via di perfezionamento. L’ultima di ieri: il Fondo della Cassa Deposito Prestiti è diventato il socio di maggioranza del gruppo Sia, leader in Europa nella gestione di infrastrutture e servizi per i pagamenti elettronici. Per capire: gestisce 69 milioni di carte di credito e bancomat e processa 30 miliardi all’anno di transazioni, sia in Italia che all’estero. A cedere il pacchetto di maggioranza, pari al 59,3% delle quote con un incasso di 765 milioni, sono state le banche azioniste di un gruppo con 1.500 dipendenti, un fatturato di 350 milioni e margini per 90 milioni. La vendita riguarda il 28,9% di Intesa, il 20,1% di Unicredit, il 5,8% di Mps e il 4,5% di Bnl. Le ultime due usciranno definitivamente (l’istituto toscano con una plusvalenza di 37 milioni, quanto mai ben accetta di questi tempi), mentre Intesa e Unicredit manterranno un 8% a testa.
A comprare non è solo la Cdp. Il Fondo Strategico avrà la maggioranza (42,3%), ma sarà accompagnato nell’operazione dal fondo di investimento F2i (10,3%) e dal fondo di investimento delle Camere di commercio Orizzonte Sgr (6,7%), a dimostrazione di quanto sia considerato sicuro l’investimento: «Il gruppo Sia ha un profilo di eccellenza tecnologica e di redditività », ha commentato l’ad di Cassa depositi, Giovanni Gorno Tempini. L’obiettivo è quello di conquistare nuovi mercati esteri, ma non solo: «Accelerare la penetrazione della monetica, aumentare il supporto alla gestione del debito pubblico italiano e favorire la digitalizzazione della Pubblica amministrazione», ha spiegato l’ad del Fondo Strategico Maurizio Tamagnini.
Ma da qui a fine anno non è detto che la campagna di acquisizioni del Fondo Strategico sia finita. È attesa la formalizzazione dell’acquisto della maggioranza di Ansaldo Energia con l’84,5% delle quote, destinato poi a scendere al 15%, con la cessione del controllo a un gruppo straniero, già individuato nei coreani del gruppo Doosan. In questo caso, il Fondo della Cdp ha il compito di garantire l’italianità di Ansaldo, ma anche di dare garanzie di lungo periodo all’investimento degli asiatici.
Attrarre risorse dall’estero è l’altro compito del Fondo: potrebbe concretizzarsi a breve con l’acquisizione del 20% di Versace. Nell’azionariato della maison milanese entrerà il fondo “IQ Made in Italy investiment”, joint venture paritetica con il fondo governativo del Qatar, con una dotazione di 2 miliardi di euro per operazioni sulle società della moda, ma anche nell’alimentare, nell’arredamento e nel turismo italiano. La quota del 20% in Versace vale 850 milioni di dollari, secondo alcune fonti finanziarie.
L’ultima operazione in rampa di lancio, ci riporta al principio originario del Fondo: impedire che società ad alto valore strategico passino in mani estere. Ecco spiegato il possibile ingresso in Valvitalia, azienda tra le principali nel mondo nella produzione di apparecchiature e componenti destinati all’industria petrolifera. Qui a uscire sono i fondi di investimento, mentre il nuovo assetto vedrebbe la famiglia Ruggeri salire al 51% e Fsi al 49%, anche in questo caso assieme al Qatar. Non a caso, uno dei maggiori produttori di gas al mondo.

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