I cittadini svizzeri bocciano l’abolizione del canone tv
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Mentre in Italia la giornata del 4 marzo è stata dedicata alle votazioni politiche, in Svizzera si votava per il referendum sul canone della tv pubblica e sulla sua eventuale abolizione.

Il risultato scaturito dalle urne non lascia dubbi: con il 71,6% di “NO” in tutta la Svizzera (65,5% in Ticino), il verdetto è stato chiaro, niente abolizione del canone (Billag).

Questo nonostante parliamo di un costo per il canone radiotelevisivo di certo ben più oneroso di quello italiano: in Svizzera infatti, per questo 2018, il canone previsto per la ricezione radiofonica e televisione è di ben 451.10 Franchi l’anno (circa 390 euro con il cambio  attuale), mentre per la sola ricezione radiofonica è di 165 Franchi l’anno (circa 142 euro ) e per la sola ricezione televisiva, 286.10 Franchi (circa 247 euro).

Perché parliamo di questo referendum? Semplice, perché nel caso avesse vinto il SI, sarebbe venuto meno il concetto di Servizio Pubblico per cui il canone viene richiesto alla popolazione, costringendo la radiotelevisione svizzera ad un drastico riassetto (che avrebbe messo a rischio anche le future partecipazioni all’Eurovision).

Ad oggi infatti, il canone è per la radiotelevisione svizzera il 70% circa delle entrate (il restante 23% circa arriva dalla pubblicità e una piccola parte dall’affitto delle postazioni di trasmissione radio/tv).

L’esito del voto è stato inequivocabile: nella Svizzera Romanda si sono toccate punte del 78.3% per i NO (come nel caso di Neuchâtel). Percentuali così alte si sono registrate soprattutto in quei cantoni in cui vi sono minoranze linguistiche particolarmente sensibili al tema (l’abolizione del canone avrebbe portato alla scomparsa di programmi televisivi e di informazione in diverse lingue).

Tra i meno convinti i ticinesi, dove i NO hanno raggiunto il 65,5%. Alla fine dello spoglio i SI sono stati 833.630, i NO 2.098.139: una differenza di quasi 1,3 milioni di schede.

Nonostante la tv svizzera (SSR) con questo esito ha visto garantite le entrate dal canone, si è imposta di ridurre i propri budget e promette di concentrarsi meglio su tre missioni:

  • investire in un’informazione indipendente ed equilibrata alla quale sarà dedicato il 50% delle entrate derivanti dal canone;
  • realizzare produzioni culturali, in particolare film e serie TV svizzeri;
  • l’adeguamento della propria offerta digitale ai bisogni della società attraverso la creazione di una efficiente piattaforma multilingue. T

Tra le novità annunciate ci sarà anche la rinuncia ad interrompere i film con blocchi pubblicitari a partire dal 2019. L’obiettivo principale della SSR sarà ridurre  la spesa, risparmiando circa 80 milioni.

L’iniziativa popolare “No Billag” è il quinto testo referendario contro il canone radiotelevisivo ad essere bocciato in Svizzera:

«È un bel giorno per la SSR, che vede rafforzata la propria legittimazione come azienda di servizio pubblico», ha dichiarato domenica il presidente del Consiglio d’amministrazione della SSR Jean-Michel Cina in occasione di una conferenza stampa a Berna.

«È un bel giorno anche per le 34 reti radiofoniche e televisive private in parte finanziate dal canone e per tutti coloro che pensano che il nostro Paese debba continuare a disporre di un’informazione audiovisiva indipendente e completa nelle quattro regioni linguistiche, a produrre film, a promuovere la musica, nonché a riprendere e diffondere le grandi competizioni sportive.

Oggi gli Svizzeri hanno scelto di sostenere un’idea solidale e multiculturale del nostro Paese. Ringraziamo di cuore tutti coloro che si sono impegnati con passione nel dibattito sul servizio pubblico e nella difesa di questi valori essenziali».

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