Il credito non riparte. C’è Il credit crunch. Il credito è deteriorato. Sono tre affermazioni divenute di uso comune.
Bene, sono in parte vere e condivisibili. Ma proviamo a guardare cosa si nasconde dietro queste affermazioni e proviamo a chiedere spiegazioni sui casi Carige, Popolare dell’Etruria, Monte dei Paschi di Siena, Veneto Banca, Popolare di Spoleto, Banca Tercas, Banca Network Investimenti e sui crediti iscritti a bilancio, sulla politica di concessione di credito, sugli assets acquisiti. E credetemi, l’elenco potrebbe essere più lungo e le vicende incrociare altre storie di cronaca, ai piani medio-alti di una, alle volte, deviata finanza italiana.
Interroghiamoci su quali siano le tutele per i dipendenti di alcune di queste realtà finanziarie, industriali, commerciali, sportive. E chiediamoci anche quali siano le tutele garantite ai lavoratori di aziende di ridotte dimensioni (licenziati con un sms) e con un numero di dipendenti nell’ordine di poche decine o che non supera le dieci unità. Chiediamoci quale sia la reale efficacia di strumenti di risoluzione delle crisi aziendali come il binomio realizzato da concordato e fitto di ramo d’azienda, quando detti strumenti non vengano utilizzati con lungimiranza.
Cerchiamo le risposte a queste domande, riflettiamo su situazioni che spesso non assumono le caratteristiche di una crisi aziendale di elevate dimensioni e che quindi soffrono l’oblio dei grandi media, rimanendo confinate ad una dimensione assolutamente locale (regionale o provinciale che sia) o che addirittura passano nel silenzio generale.
Di fronte a ciò è il Jobs Act la riforma che risolleverà le sorti del mercato del lavoro in Italia?
Se ad assumere giovani e meno giovani sono aziende lungimiranti, governate da “uomini di business”, gestite coerentemente ai principi basilari della gestione aziendale ed in maniera aderente al principio di “sana e prudente gestione”, se, al contempo, al proprio interno dipendenti e collaboratori a vario titolo, investono nella propria professionalità e remano tutti nella stessa direzione assumendosi ciascuno le proprie responsabilità, non c’è riforma che serva. Ma nell’attesa che una sorta di rivoluzione culturale possa ispirare tutti gli attori del sistema economico, il Governo dovrebbe forse occuparsi di far rispettare le regole, per evitare il verificarsi di situazioni simili a quelle citate che rappresentano, a mio avviso, il vero problema del mercato del lavoro Italiano.
Ed allora, proviamo a porci delle domande e qualora non trovassimo le risposte, proviamo a porle a chi sarebbe tenuto a fornircele. E se dovessimo scoprire che non ci convincono o non ci piacciono proviamo a chiederle più forte ed ad indignarci un po’.