Eccessivo ottimismo per il Quantitative Easing
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Il QE europeo della BCE, l’acquisto massiccio sul mercato secondario di titoli di Stato (inizialmente) e di altri titoli obbligazionari (ABS) che è partito lunedì scorso promette un’immissione in Italia di circa 150 miliardi di liquidità, ma non porterà immediato sollievo alla grave carenza di liquidità delle PMI italiane. Il percorso prescelto attraverso cui riversare la liquidità prima sui mercati finanziari per arrivare all’economia reale delle famiglie e delle piccole imprese è molto tortuoso e pieno di dighe e vincoli. Non è un giudizio negativo sulla scelta, anzi, è una previsione sui meccanismi di trasmissione dei mercati finanziari italiani.

Per spiegare il senso della previsione mi aiuto con un disegno, che spero sia semplice e comprensibile.

L’acquisto di titoli di Stato da parte della BCE (anche attraverso la Banca d’Italia) porta liquidità a due categorie di venditori finanziari: banche (che hanno sovra-accumulato 400 miliardi di BTP prima per convenienza e poi per paura di alternative più rischiose) e asset managers (fondi e assicurazioni). Per gli asset-manager la liquidità, oggi già abbondante, deve essere subito reinvestita e nell’immediato (2015) può essere solo destinata a titoli obbligazionari quotati e liquidi emessi da grandi imprese estere o italiane. Rischio leggermente più elevato, ma rendimenti migliori. Ricordo qui che i mini-bond italiani in quanto mini non sono liquidi, sono oggetti da collezionismo per i fondi fino alla data di rimborso, quindi saranno un mercato terminale ridotto per la liquidità eccedente.

Le banche potrebbero (o dovrebbero) trasformare l’afflusso di liquidità in finanziamenti a famiglie o imprese. Essendo ancora stordite dal flusso di sofferenze sulle imprese piccole e medie le banche dirotteranno la liquidità solo su crediti sicuri: grandi imprese o medie imprese molto affidabili. Molto poco andrà alle piccole delle quali temono rischi elevati e consumo di capitale. Una parte della liquidità tornerà ad alimentare il profittevole mercato dei mutui-casa (i dati di fine 2014 e inizio 2015 confermano questa ripresa), anche se le percentuali di finanziamento sul prezzo d’acquisto saranno più caute rispetto al passato.

In conclusione molta della liquidità della BCE affluirà alle grandi corporation, le quali in presenza di tassi ai minimi storici possono trovare convenienza nel rifinanziare debito più costoso, o in programmi d’investimento oppure in casi estremi nell’usare liquidità in eccesso pagando i fornitori più velocemente (in cambio di sconti sui prezzi!) o restituendola agli azionisti (buyback di azioni poco praticato in Italia). Sono i piani d’investimento delle grandi imprese che possono beneficiare le piccole imprese alla fine del tortuoso percorso della liquidità: nuovi impianti, più trasporti e servizi IT.  Tempi di trasmissione? Per un impatto significativo occorre attendere almeno fino alla fine del 2015.

In sintesi la liquidità pompata nel sistema arriva lentamente e in misura molto ridotta all’economia reale e frammentata delle PMI; ci arriverà soprattutto attraverso le filiere di fornitura, le Supply Chain, meno attraverso le banche.   I maggiori benefici all’economia delle piccole imprese arriva da effetti secondari del QE, in prima battuta la svalutazione verso il dollaro.

Parlando di liquidità esiste un secondo scenario, che per ora tocca marginalmente l’Italia, ma che sta verificandosi con sorprendente velocità in USA e UK. Gli investitori che detengono la proprietà della liquidità si stanno stancando di rendimenti in caduta libera e si sono messi a cercare alternative più attraenti di quanto offerto dai fund managers tradizionali. Li hanno trovati nel mercato della finanza alternativa che con le sue diverse piattaforme digitali ha imparato velocemente a connettere risparmio e la piccola economia assetata di liquidità: privati, studenti, micro-imprese oggi completamente soddisfatti di essere stati disintermediati e liberati dal monopolio delle banche tradizionali.

Come mostra la seconda figura grazie alla finanza alternativa la liquidità affluisce all’economia ‘povera’ direttamente, più velocemente e senza i costi elevati e i vincoli dell’intermediazione bancaria. I tassi di crescita delle principali piattaforme P2P e P2B americane sono straordinari e hanno indotto diversi fund managers ad accodarsi investendo sulle stesse piattaforme per non perdere clienti e masse. Le banche centrali hanno sinora lasciato ampia libertà alla finanza alternativa, intuendo forse che la capacità di trasmissione della moneta dei mercati digitali è benefica e comporterà rischi da vigilare solo quando avrà raggiunto dimensioni più simili a quelli bancari.

I mercati alternativi crescono, imparano velocemente stringono alleanze con i nuovi giganti dell’e-commerce e ridicolizzano i costi necessari alle infrastrutture bancarie tradizionali. Se l’Italia avesse prodotto e incoraggiato da più tempo -come ha fatto il governo UK- piattaforme di P2P e crowfunding potrebbe contare su canali efficaci, più variati e diretti per fare affluire liquidità nei rivoli delle piccole imprese. Purtroppo siamo anche in questo campo in netto ritardo.

 

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