Generali, Greco detronizza anche Agrusti

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UN ANNO dopo la detronizzazione di Giovanni Perissinotto, tocca a Raffaele Agrusti. Appunto in una parabola lunga un anno Mario Greco ha completamente ristrutturato il vertice di Generali. Da ultimo la mannaia è calata su Agrusti, che per un decennio aveva condiviso con Perissinotto i “doppi comandi” del Leone, il primo da direttore generale e l’altro da amministratore delegato. Il nuovo Ceo lunedì ha comunicato a Agrusti che non sarà lui a guidare Generali Italia. Lo ha fatto a una settimana dal decollo della nuova compagnia, dedicata al mercato italiano e in cui sono destinati a confluire tutti i marchi e le reti. La scelta colpisce per il timing, poiché ruolo e potere di Agrusti erano già stati assai ridotti nel settembre dello scorso anno, quando era stato sollevato dalla direzione generale di gruppo e dai panni di Cfo: in quella occasione, Agrusti era stato appunto designato a country manager per il progetto denominato Generali Italia. Il gruppo del Leone risponde con un secco “no comment” alla notizia, che del resto dovrebbe essere sottoposta all’esame del Consiglio di amministrazione convocato per il 5 luglio.
Greco, secondo indiscrezioni interne alla compagnia triestina, non avrebbe ancora individuato in via definitiva chi sostituirà Agrusti dal primo luglio, data in cui sarà operativa la fusione di Ina Assitalia e Direzione Italia Generali, società
che poi controllerà Alleanza e Genertel. Il nuovo country manager quasi di sicuro tuttavia non dovrebbe venire dalla galassia Generali, dello scouting si starebbe occupando Greco in persona. Probabilmente le deleghe saranno assegnate pro tempore a Sergio Balbinot, che della nuova compagnia per l’Italia dovrebbe essere il presidente. Il cantiere non può certo rallentare, posto che prevede nel terzo trimestre di quest’anno la incorporazione di Toro e poi di Fata agli inizi del 2014.
Agrusti un paio di settimane fa, dinanzi alla platea degli agenti riuniti a Cagliari, aveva parlato di “una sfida verso la semplificazione, visto che nell’assetto attuale le sedi del gruppo sono scarsamente specializzate e generano numerose duplicazioni” e aveva pure aggiunto che nella riorganizzazione “circa 1.400 persone dovranno cambiare mestiere”. Parlava come chi è persuaso di avere saldamente in mano il timone della barca, forte di una storia lunga 30 anni. Agrusti, che a febbraio ha compiuto 56 anni, è entrato in Generali il primo maggio
1983, un decennio appresso ha avuto i gradi da dirigente, nel 2004 Antoine Bernheim lo ha nominato direttore generale e nel 2007 Cfo. Ma Greco predilige il cambiamento e non ha ritenuto coerente affidare
a un esponente della passata gestione l’esecuzione di un progetto cui saranno dedicati circa 300 milioni di euro di investimenti e che, attualmente, implica il 25% dei premi totali e il 36% del risultato
operativo di gruppo. Sul rilancio del business in Italia il capoazienda confida in modo particolare e il modello organizzativo multipolare prescelto ha aspetti di notevole complessità, che pretendono di essere
presidiati in sede di costruzione e poi gestione. Nell’arco di 3-4 anni, Torino diverrà il riferimento per le polizze auto; Milano per il corporate, per i sinistri e per Alleanza; Roma per i danni non auto
retail, per enti pubblici e gare, rischi agricoli, reclami e customer service; a Trieste rimane la sede operativa del gioiello Genertel, leader nel campo web; Mogliano Veneto ha le funzioni centrali, il ramo vita, il ramo danni imprese, la previdenza integrativa.
Con l’uscita di Agrusti, che è pure membro dei Cda delle principali società del gruppo assicurativo triestino, il nuovo corso è compiuto. Della vecchia guardia, ai piani alti non rimane pressoché nessuno. L’eccezione più vistosa consiste in Balbinot, che ha cessato il ruolo di co-amministratore delegato e dal novembre scorso è stato nominato chief insurance officer deputato a “guidare tutte le attività assicurative del gruppo”. Ma è appunto una anomalia.

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