I francesi di Vivendi tornano in pressing sul board di Telecom Italia
Nei giorni scorsi Vivendi in una dura lettera al consiglio di amministrazione di Tim ha messo nel mirino le politiche di remunerazione e i bonus ai vertici in vista dell’assemblea del 20 aprile.
TIM

Ancora nessun commento

Nei giorni scorsi Vivendi in una dura lettera al consiglio di amministrazione di Tim ha messo nel mirino le politiche di remunerazione e i bonus ai vertici in vista dell’assemblea del 20 aprile. Critiche in parte condivise anche dai proxy advisor indipendenti Iss e Glass Lewis. Quanto alla possibile cessione della rete, non si esclude che, in caso di fallimento di un accordo, Vivendi possa valutare altre opzioni, tra cui la sfiducia dell’attuale consiglio di amministrazione o giocare d’anticipo con un piano che passi per il delisting del gruppo.

«Le osservazioni di Vivendi – sottolineano gli analisti di Intermonte – si basano sui risultati conseguiti dal management nel 2022, anno di forte discontinuità per il gruppo e di significative pressioni inflattive, durante il quale la stessa Vivendi (con propri rappresentanti all’interno del cda Tim fino allo scorso gennaio) ha sostenuto la strategia dell’attuale management Tim per la realizzazione entro l’arco del triennio del piano di delayering, basato sul superamento dell’integrazione verticale, sull’impegno alla riduzione del leverage e sul mantenimento di una capital structure sostenibile, con un focus anche sul miglioramento organico delle singole business unit». Nel 2022, invece, sul fronte delle retribuzioni, in base alla politica di remunerazione, «votata anche da Vivendi», Labriola ha percepito 3,6 milioni (di cui 1,37 milioni di compensi fissi) e Rossi 600mila euro (solo compenso fisso). E per il 2023, la nuova politica che i soci sono chiamati a deliberare è «una sostanziale riconferma, dove sottolineiamo l’importante garanzia rappresentata dal raggiungimento dell’obiettivo ebitda di gruppo».

In ogni caso, la lettera di Vivendi al board farebbe esplicitamente riferimento, tra i motivi di delusione per l’operato del management, ai risultati consuntivati nel 2022 in termini di ebitda, free cash flow e leverage, «risultati – sottolineano invece gli esperti di Equita – a dire il vero leggermente migliorativi rispetto alle guidance del piano approvato dal consiglio a febbraio 2022 – con la presenza di rappresentanti di Vivendi stessa». Anche per questo motivo, sottolinea il broker, «si tratta a nostro avviso di una mossa che serve ad alzare la pressione sul board e sul management, a valle delle importanti decisioni in merito alla cessione della rete, che sta entrando nelle fasi cruciali». Entro il 18 aprile sono attese le proposte migliorative da parte della cordata composta da Cassa Depositi e Prestiti e dagli australiani di Macquarie e, dall’altra parte, dal fondo americano KKR. 

La posizione di Vivendi, infatti, secondo indiscrezioni di stampa, considera le offerte circolate finora come troppo basse, con l’idea che in ogni caso la cessione debba passare dalla votazione di un’assemblea straordinaria (dove i francesi potrebbero in teoria bloccare l’intera operazione). Senza contare l’ipotesi di un lancio di un’opa da parte di Vivendi che farebbe scattare la “passivity rule”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
Pinterest
Reddit
Tumblr
Telegram
WhatsApp
Print
Email

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

ALTRI ARTICOLI