I Pos non decollano, interviene il governo

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UNA settimana dopo l’introduzione dell’obbligo del Pos per commercianti, artigiani e liberi professionisti, cosa è cambiato nella vita quotidiana degli italiani? Secondo un sondaggio, l’Italia sembra adeguarsi con molta difficoltà a una normativa che potrebbe fornire al fisco una nuova arma anti-evasione, ma che viene percepita da molti commercianti come “un odioso balzello” e “un regalo alle banche”. In pochi sembrano aver provveduto a dotarsi di Pos, la macchinetta che ci consente di pagare con bancomat e carta di credito, poiché il decreto entrato in vigore il 30 giugno non prevede nessuna sanzione per chi non si mette in regola. Proprio per superare le obiezioni sul costo della misura, ieri il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha deciso di convocare per il 16 luglio le banche: l’obiettivo è ridurre le commissioni per i pagamento con il Pos, ed eventualmente in un secondo momento prevedere una sanzione per chi non accetta di essere pagato elettronicamente per importi superiori a 30 euro.
Dalle centinaia di segnalazioni dei lettori emergono chiaramente due fronti opposti, quasi equivalenti: esercenti e liberi professionisti da una parte, utenticonsumatori dall’altra. L’avvento del Pos sembrava destinato a mandare in soffitta quella frase buttata lì a fine lavoro: “ricevuta o sconto?”. Per ora, i comportamenti virtuosi che la nuova norma doveva favorire stentano ad imporsi. “Pos fuori servizio” si legge sulle casse di alcuni esercizi commerciali, o addirittura “non si accettano pagamenti con carte di credito”, era la scritta che campeggiava all’ospedale Fatebenefratelli di Roma. Si scopre che a Roma non è possibile pagare i biglietti della metro con il bancomat, mentre a Bari c’è invece una app per parcheggi e bus. Che ci sono eroici edicolanti che accettano il bancomat per i giornali, e baristi per la colazione. Napoli sembra la più arretrata del Meridione.
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