Il nuovo governo propone il sistema ad aliquota unica fino a 100.000 euro
Ad oggi i soggetti che possono godere dei benefici che sono garantiti alle partite IVA che si trovano in regime forfettario sono quelli che percepiscono durante il corso dell’anno ricavi e compensi di un importo che non sia superiore al limite di 65mila euro, la proposta del nuovo governo è quella di estendere la platea dei beneficiari del sistema ad aliquota unica, innalzando la suddetta soglia al limite di 100mila euro di fatturato.
Giorgia Meloni

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Ad oggi i soggetti che possono godere dei benefici che sono garantiti alle partite IVA che si trovano in regime forfettario sono quelli che percepiscono durante il corso dell’anno ricavi e compensi di un importo che non sia superiore al limite di 65mila euro, la proposta del nuovo governo è quella di estendere la platea dei beneficiari del sistema ad aliquota unica, innalzando la suddetta soglia al limite di 100mila euro di fatturato.

In questo modo, le partite IVA che potranno avvalersi del regime forfettario, oltre a quelle che già ne possono beneficiare, saranno all’incirca 240.000.

In particolare, la tassa piatta al 15% sarà applicata all’11% in più rispetto agli attuali 2,1 milioni di artigiani, professionisti e commercianti che hanno aperto la propria partita IVA con il regime forfettario.

I dati che sono stati riportati mostrano l’aumento esponenziale che nell’ultimo periodo ha avuto tale regime, il quale è stato adottato da ben 398.000 persone fisiche nel periodo compreso tra il 1° gennaio 2021 ed il 30 giugno 2022.

La motivazione principale di questa scelta riguarda gli enormi benefici che fornisce una partita IVA in regime forfettario e che, oltre alla flat tax al 15%, se si rientra all’interno del tetto limite di fatturato annuale, anche un’aliquota IVA ridotta al 5% per i primi 5 anni dopo l’apertura della partita IVA.

Ecco quali sono tutte le novità che sono previste nel 2023

Il governo Meloni ha intenzione di introdurre la flat tax incrementale, ovvero una tassa piatta al 15% prevista solo sull’aumento dei redditi dichiarati.

Rispetto alle promesse che la nuova presidente del Consiglio ha fatto in campagna elettorale, però, l’aumento del reddito che sarà preso in considerazione farà riferimento al triennio precedente.

Oltre a questa novità, è previsto, come detto in precedenza, anche un innalzamento del tetto massimo dei ricavi e dei compensi per l’applicazione del regime forfettario.

Tuttavia, questa misura risulta essere molto onerosa per quanto riguarda le casse dello Stato e, dunque, il nuovo esecutivo corre il rischio di non riuscire ad inserirla all’interno della Legge di Bilancio 2023 e non rispettare gli impegni che sono stati presi durante la campagna elettorale.

Per ovviare a questo problema, il governo Meloni ha intenzione di trovare una soluzione di compromesso e di introdurre all’interno della riforma fiscale una flat tax ridimensionata.

L’alternativa all’innalzamento del tetto dei ricavi e dei compensi fino a 100.000 euro, invece degli attuali 65.000 euro, potrebbe essere quello di prevedere una nuova soglia pari a 85.000 euro, in modo da estendere in maniera parziale la platea dei beneficiari.

Il secondo passo di questa idea sarebbe quella di completare l’opera nel 2024, portando il tetto dei ricavi e dei compensi fino a 100.000 euro.

La stessa Giorgia Meloni ha dichiarato questa proposta “una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato e che può essere un forte incentivo alla crescita”.

Andrea De Bertoldi, autore della proposta di legge sulla flat tax per le partite IVA al 15%, ha dichiarato l’importanza di questa misura, spiegandone il funzionamento e la logica sottostante. Ecco le sue parole:

“L’anno scorso hai dichiarato 30mila euro? Quest’anno su ciò che dichiari oltre i 30mila euro paghi solo il 15% di tasse Così si premia chi produce ricchezza per il paese, facendogli pagare meno tasse sul surplus, sul tempo che ha tolto alla propria famiglia per stare in azienda”.

Luca Ciriani ha aggiunto che la proposta nasce dal fatto che il decreto dignità “dipinge gli imprenditori come sfruttatori: è un decreto lontanissimo dai lavoratori e dalle imprese che chiedono meno tasse e meno burocrazia, mentre il decreto dà più tasse sul lavoro. Il succo del nostro lavoro è che se produci di più e assumi di più, paghi meno tasse”.

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