La tempesta del 2011 potrebbe ripetersi
recesso

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Questa volta a causarla non sarà lo spread, ma il sistema bancario pieno di crediti deteriorati.

Il tutto è nato con il crac delle quattro banche italiane, CariFerrara, Banca Marche, Popolare dell’Etruria e CariChieti sulle spalle dei risparmiatori. Il 1 gennaio 2016 è entrata in vigore il bail in, ossia le regole europee  per il salvataggio degli istituti bancari che viene ora affidato ai privati e non più allo Stato. Una situazione che ha provocato un venir meno della fiducia degli investitori esteri e nostrani nelle banche italiche. L’agenzia Bloomberg in particolare ha stimato che nell’arco di 12 mesi sogli sportelli italiani hanno perso il 27% della raccolta obbligazionaria retail, circa 75 miliardi di euro.

E l’incertezza del governo italiano sulle mosse da prendere per salvare il salvabile non è  certo vista di buon occhio dai mercati, che sono consapevoli del fatto che in un anno il governo ha fatto alcun passo in avanti mentre le sofferenze bancarie sono cresciute di circa 200 miliardi. E il mercato specula.

Come risolvere il problema? Sicuramente serve e anche con una certa urgenza l’ok dell’Unione europea alla creazione di una bad bank ma allo stato attuale i rapporti tra Italia e Ue non sono stati mai così tesi. Proprio negli ultimi giorni si sta consumando un botta e risposta dai toni molto accessi tra Matteo Renzi e il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. Proprio Juncker accusa Roma di non essere in grado di mantenere gli impegni presi tanto da affermare – “Per noi Renzi non è più un interlocutore”. Una frase dura pronunciata dopo le continue critiche di Renzi a Bruxellese.

E a rispondere alle parole dure di Juncker ci pensa ministro degli Esteri Paolo Gentiloni:

“Abbiamo un continuo dialogo con le istituzioni, abbiamo un ministro degli esteri, degli interni, dell’economia, l’Italia ha un Governo nel pieno dei suoi poteri (…) A me nessuno ha detto una cosa del genere. Un tempo c’erano i “cremlinologi”, non mi fate fare il “commissionologo” Credo francamente che da Bruxelles siano arrivate delle polemiche io considero inutili. Noi non partecipiamo a polemiche inutili”.

Non solo l’Europa ma anche la classe dirigente sta perdendo la fiducia in Matteo Renzi. L’ultima “sberla” al Premier arriva dall’ad di Poste Italiane, Fancesco Caio, che avrebbe sbattuto il telefono in faccia a Filippo Sensi, portavoce del Premier che si opponeva alla nomina di Giuseppe Fortunato alle relazioni istituzionali della società.

Una situazione politica molto intricata quindi che rischia di abbattersi sui mercati. Il problema dell’instabilità del sistema bancario si aggiunge anche il movimento dei depositi finanziari che lo scorso dicembre 2015 è arrivato a 250miliardi, significa un crollo pesante della fiducia agli sportelli. Come riporta Libero:

“Pur avendo un sistema bancario più solido dei concorrenti Ue, soprattutto Germania (Mps merita un articolo a parte), i soldi stanno fuggendo. La mancanza di un progetto politico crea sfiducia. La sfiducia fa scappare i soldi. L’ economia peggiora e la politica si fa travolgere. Esattamente ciò che si chiama circolo vizioso. Quello che rischia di investire Renzi. Speriamo non l’ Italia intera”.

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