Più bassa è la probabilità di avviare gli studi universitari e più bassa è anche quella di completarli. Nell’ultimo decennio le immatricolazioni sono calate, nonostante la ripresa degli ultimi due anni. Vi ha pesato il venir meno di alcuni effetti della riforma del 3+2, che aveva alimentato un temporaneo aumento degli studenti con pregresse esperienze di lavoro, in Italia strutturalmente molto pochi. Il calo ha però coinvolto anche i più giovani, per i quali ha pesato soprattutto la debole dinamica demografica e l’aumento dell’incidenza dei giovani immigrati, i cui tassi di immatricolazione sono molto più bassi della media. Si è tuttavia ridotta anche la propensione a proseguire gli studi dei giovani di nazionalità italiana: vi ha influito una serie di fattori collegati alla crisi economica, come il forte calo del reddito familiare, in concomitanza con una crescita del rapporto tra tasse universitarie e redditi medi e una riduzione del sostegno al diritto allo studio. Le immatricolazioni sono diminuite soprattutto negli atenei del Mezzogiorno, anche per un’accresciuta propensione tra gli immatricolati a spostarsi verso gli atenei del Nord, soprattutto tra gli studenti con una migliore preparazione di base e un più solido supporto economico da parte della famiglia. Su tutto il territorio è però aumentata la regolarità degli studi, con un miglioramento dei tempi di conseguimento del titolo.
John Elkann ha ottenuto 83 milioni di euro dal dividendo Stellantis
Stellantis ha approvato nei giorni scorsi i dividendi.