Che fine hanno fatto? Dopo aver registrato una crescita annua nel 2011 del 30% ( 70 milioni di erogato) i mutui vitalizi sono finiti negli almanacchi dei prestiti. I pochi istituti che offrivano finanziamenti ad hoc rivolti agli over 65 (in particolare Deutsche Bank, Euvis e Mps) hanno tirato il freno, complice la generale stretta creditizia che ha trascinato al ribasso l’offerta di mutui. Discorso a parte per Euvis che il 18 aprile 2012 ha avviato la procedura di liquidazione volontaria, in mancanza di un nuovo partner dopo Jp Morgan.
Eppure l’interesse per il settore dei prestiti vitalizi non è affatto sopito. Il 27 luglio l’Abi, l’Associazione bancaria italiana, ha firmato un protocollo con le associazioni dei consumatori per lo sviluppo dei prestiti vitalizi. A settembre, è nato l’Osservatorio 65Plus – con la partecipazione di Prometeia e del Centro studi e ricerche sul disagio e sulle povertà educative dell’Università cattolica del Sacro Cuore – per fornire servizi e consulenza agli operatori che intendono agire nel segmento del credito agli anziani. «Alcune banche, nel novero delle prime dieci che operano in Italia, stanno valutando in questa fase di lanciare nuovi prodotti vitalizi», spiega Claudio Pacella, amministratore di 65Plus.
Del resto, i primi dati rilasciati dall’Osservatorio parlano chiaro. L’Italia è il Paese più vecchio d’Europa (su 60 milioni di abitanti, ben il 12% superano i 65 anni). E la fascia di popolazione anziana cresce più rapidamente delle altre (+8% all’anno). Con il paradosso che gli anziani detengono la maggior parte del patrimonio finanziario e immobiliare ma sono quelli che fanno più fatica a ricevere finanziamenti. Infatti, oltre a dover dimostrare la propria capacità reddituale e di rimborso, devono comprovarne la sostenibilità nel tempo. Il fatto che alcuni di loro passino da regime di stipendio a quello pensionistico, e più in generale da una fase di accumulo a una di de-cumulo, fa sì che le politiche di credito delle banche li penalizzino, talvolta con limiti di età massima, che prescindono dalla valutazione delle capacità finanziarie dei singoli.
In tema di mutui, ad esempio, la maggior parte degli istituti prevede che l’età del richiedente, al termine del contratto, non dovrà aver superato i 75 anni (in alcuni casi 80 anni). Quindi, per un 65enne è praticamente impossibile chiedere un mutuo di oltre 15 anni. Ed ecco che l’ingegneria finanziaria ha preservato per questa categoria un prodotto ad hoc, il prestito vitalizio appunto. Pensato per dare la possibilità a un over 65 di utilizzare una parte del proprio asset immobiliare per migliorare il tenore di vita nella terza età. Come funziona? È un finanziamento ipotecario a medio-lungo termine solo a tasso fisso, dedicato e riservato a chi ha più di 65 anni, ma senza alcun limite all’età massima dei sottoscrittori: è regolato tramite la legge del 2 dicembre 2005, n. 248 ed è caratterizzato dal fatto di non prevedere alcuna rata di rimborso (né capitale, né interessi) per tutta la vita di chi lo sottoscrive. L’importo concesso al cliente è normalmente erogato in un’unica soluzione e dipende dal valore dell’immobile e dall’età del mutuatario. Più è alta, maggiore sarà la quota finanziabile (in quanto il rischio morte aumenta, e conseguentemente il prestito verrà rimborsato prima). Gli interessi, normalmente più alti rispetto a quelli di un mutuo standard, e le spese che maturano sul finanziamento vengono capitalizzati annualmente e devono essere corrisposti in un’unica soluzione alla scadenza del finanziamento, ovvero dopo la morte del mutuatario.
Il rimborso viene quindi effettuato dagli eredi in un’unica soluzione e tipicamente entro un anno dalla scomparsa del mutuatario o, in caso di finanziamenti concessi a una coppia, dalla scomparsa del più longevo tra i due. Agli eredi è anche lasciata la possibilità di scegliere come rimborsare: possono farlo con risorse proprie e liberare così l’immobile dall’ipoteca o venderlo e rimborsare, tenendo l’importo in eccedenza derivante dalla vendita.