Un Taeg ad hoc per i costi delle polizze su finanziamenti

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Polizze sui finanziamenti, la scommessa è la trasparenza con un Taeg ad hoc che includa pure il costo della copertura assicurativa. Un accordo siglato tra Abi, Assofin e una nutrita schiera di associazioni di consumatori, mira a raggiungere questo fine attraverso tre passaggi: l’evidenziazione per i clienti, all’interno dei moduli che questi ricevono nella fase precontrattuale, che le polizze non sono obbligatorie (non tutte almeno, come spiega la scheda a fianco). Inoltre, nella stessa documentazione dovrà essere indicato «il costo complessivo del finanziamento con e senza la polizza – oltre al Taeg, già obbligatoriamente riportato nella documentazione precontrattuale, è previsto anche un altro indicatore del costo totale del credito, calcolato con le stesse modalità del Taeg includendo le polizze assicurative facoltative», come indicato dal comunicato delle parti che hanno sottoscritto l’accordo. Il terzo passaggio prevede la definizione di accordi con le assicurazioni, perché sia riconosciuto al consumatore un periodo di 60 giorni per recedere dalla data di sottoscrizione del contratto assicurativo (o dalla sua efficacia se scatta successivamente. Infine sarà avviato un Osservatorio paritetico (con due rapprsentanti di Abi, due di Assofin e quattro delle associazioni dei consumatori) seguirà l’attuazione dell’accordo.
La situazione alla quale questo accordo fa fronte è da un lato quello della sfiducia dei consumatori nei confronti di uno strumento di protezione le cui condizioni non erano, prima, sempre evidenti, dall’altra una situazione di sottoassicurazione e di necessità nei numeri di una protezione rispetto alla maggiore precarietà che riguarda tutti. Secondo i dati di Abi tra il 2008 e il 2010 la richiesta di rimborsi da parte delle assicurazione per le polizze sottoscritte a copertura di finanziamenti è decollata: facendo 100 il numero del primo anno, è arrivato al 2010 a 400. Dall’Abi segnalano appunto che questo mostra la necessità, soprattutto con il perdurare della crisi, di dare una copertura assicurativa, soprattutto per quanto riguarda l’eventuale perdita del lavoro, anche perché questa possibilità è meno remota che in passato. Inoltre, sempre secondo i dati dell’associazione bancaria, è una percentuale tra il 35 e il 40 per cento di coloro che sottoscrivono un finanziamento a sottoscrivere poi una polizza. Il 60% invece non ricorre a nessuna forma di copertura, né per la perdita del lavoro né per rischi legati alla vita o alla salute del sottoscrittore del prestito.
Per recuperare la fiducia tra i soggetti del circuito erogatore (assicurazioni, banche) e i clienti, l’accordo prevede la creazione dell’osservatorio paritetico, il cui compito principale, secondo l’Abi, è anche quello di misurare la customer satisfaction, cercando le criticità maggiori o analizzando dove sono state sottoscritte più polizze. Carlo Cortella di Genworth, società che ha avuto una parte attiva nell’elaborazione dell’accordo, spiega: «Come assicurazione abbiamo tutto l’interesse per un volano di positività per il nostro settore, che aiuti a creare un clima di confidenza per coloro che sottoscrivono questi prodotti. In Italia c’è una situazione di sottoassicurazione, ma per superarla occorre instaurare un clima di reciproca fiducia».
Pietro Giordano, presidente nazionale di Adiconsum, ricorda il percorso che ha portato a questo accordo, spiegando che «la situazione per cui le banche quasi obbligavano i clienti a sottoscrivere le polizze, pena la mancata concessione del mutuo, non era più sostenibile. Come consumatori avevamo fatto esposti all’Ivass e a Banca d’Italia, perché poi capitava che non solo l’assicurazione venisse posta come un vero e proprio obbligo, ma magari che la polizza venisse dalla stessa banca. Ora i clienti avranno più strumenti per rivolgersi, in caso di abuso, alle associazioni dei consumatori per chiedere una tutela», conclude Giordano.

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