Ubi: «Aperti ad acquisizioni ma scegliamo noi»

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Ad oggi non c’è «nessun dossier aperto». Ma la disponibilità a fare acquisizioni in Europa così come in Italia c’è. A patto, però, che non venga messa in discussione la «creazione di valore» per gli azionisti e che qualsiasi decisione rimanga «autonoma», e quindi senza imposizione da parte di soggetti terzi.

Il consigliere delegato di Ubi Banca, Victor Massiah, nel corso della conference call con gli analisti per la presentazione dei conti trimestrali, tiene a sottolineare con quale spirito e a quali condizioni la banca intende approcciarsi al potenziale risiko bancario italiano. «Se mi chiedete: prenderemmo in considerazione qualcosa in Italia e in Europa? La risposta è sì. Prenderemmo in considerazione qualcosa in Europa? La risposta è sì», dice Massiah agli analisti. Tuttavia al momento «non c’è alcun dossier aperto». E, qualora davvero si aprisse una potenziale fase di consolidamento, Ubi mostrerebbe «tutta l’indipendenza come banca per decidere per conto nostro» e «in nessun modo ci può essere imposto qualcosa».
Il manager della banca popolare ribadisce così quanto già detto all’indomani dell’Asset quality review, quando ha tenuto implicitamente a smentire l’ipotesi di un interessamento a Mps: dall’esame della qualità degli attivi Ubi è uscita infatti come la banca più patrimonializzata d’Italia (con un Cet 1 pari all’11,8%), e anche per questo motivo più volte è stata indicata da alcuni rumors di mercato come la candidata numero al possibile salvataggio dell’istituto senese.
Sotto il profilo dei conti, nei primi 9 mesi del 2014 Ubi ha registrato un utile netto di 149,8 milioni di euro, in crescita del 47% rispetto ai 101,9 milioni dell’analogo periodo del 2013. Al netto delle poste non ricorrenti, l’utile del periodo si è attestato a 175,5 milioni di euro, più che raddoppiato rispetto ai 74,3 milioni dei primi 9 mesi del 2013.
A settembre la banca ha evidenziato l’incremento dei proventi operativi, saliti di oltre 71 milioni rispetto al periodo gennaio-settembre 2013. Decisiva in questo senso la crescita del margine d’interesse (+84,9 milioni) e delle commissioni nette (+20,1 milioni), mentre scende il risultato della finanza (-18 milioni).
Sul fronte dei costi, prosegue la contrazione degli oneri operativi, in calo del 2,5%, circa 41 milioni, rispetto al 2013, sebbene le spese per il personale rimangano sostanzialmente stabili (+0,2%).
Le rettifiche di valore nette per deterioramento crediti nei primi nove mesi dell’anno sono salite a 626 milioni contro i 576 dell’analogo periodo del 2013. Ancora da definire invece l’impatto delle rettifiche chieste dalla Bce (pari a 199 milioni) derivanti dalla Credit file review: «al momento non abbiamo ancora ricevuto il dettaglio del file», ha detto Massiah. La banca però conferma la guidance relativa al costo del credito a fine anno, che sarà inferiore ai 943 mln del 2013 comprese le rettifiche Aqr.
Il titolo Ubi, che aveva tenuto in mattinata, in una giornata pesante per l’intero comparto bancario ha chiuso in calo del 2,7%.

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