E’ quello che le banche pagheranno per sostenere le uscite di personale in base agli accordi già siglati nel 2016 e a quelli in fase di sottoscrizione. Il calcolo è stato realizzato dalla First Cisl, importante sindacato del settore del credito italiano. Più nel dettaglio, secondo lo studio, i 13 mila esuberi definiti nel 2016 costano fra 1,6 e 2 miliardi, cifra che potrebbe salire a 2,5 miliardi di euro con gli accordi di inizio anno. Ci sono varie ragioni che spingono gli istituti a tagliare il personale, dal contenimento dei costi al calo della raccolta; ma, secondo il sindacato, rottamare i bancari non può essere la risposta adeguata. “L’ossessivo ricorso alla riduzione del personale non èprivo di costi immediati”, osserva Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, commentando i dati della ricerca. “In più, tali oneri sono spesso incompatibili con la situazione economica delle banche, che quindi si rivalgono ulteriormente sulla retribuzione dei dipendenti rimasti innescando in tal modo una spirale negativa”.
Più di 4 milioni i cittadini che vivono nei Comuni senza credito ne finanza
L’assenza di sportelli bancari sul territorio e l’abbandono da parte delle banche delle zone più periferiche è un problema per le persone, per i professionisti, per i risparmiatori, ma anche per le imprese: perché un minor numero di banche e di filiali, si traduce, concretamente, anche in meno credito, con conseguenze facilmente immaginabili sull’economia, sugli investimenti, sulla crescita.