Un tetto ai superstipendi dei banchieri

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La Banca d’Italia vara le nuove regole su compensi e bonus dei vertici delle banche. La parte variabile della remunerazione non dovrà superare quella fissa, per il personale che può assumere rischi rilevanti. Il limite può però essere superato, e la componente variabile salire fino al doppio di quella fissa, se c’è il via libera dell’assemblea degli azionisti a maggioranza qualificata. Inoltre, i compensi del presidente del consiglio di amministrazione (o, nel sistema dualistico, del consiglio di sorveglianza) non devono superare la remunerazione fissa dell’amministratore delegato o del direttore generale. Ma anche questo limite può essere alzato dall’assemblea degli azionisti, con maggioranza qualificata.
I nuovi tetti partiranno dalle assemblee convocate per l’approvazione del bilancio 2014. Ma è previsto un regime transitorio, in cui si potrà tenere conto delle posizioni individuali, che dovrà comunque concludersi il 30 giugno 2016. La Banca d’Italia recepisce così le direttive europee e i principi internazionali, con una serie di norme che arrivano dopo una consultazione pubblica.
Le disposizioni introducono, inoltre, «meccanismi di correzione ex post delle remunerazioni al fine di rafforzare il collegamento della componente variabile con i rischi, con le condizioni patrimoniali e di liquidità della banca e con i comportamenti individuali», si legge in una nota. Le nuove norme si applicano in maniera differenziata a seconda delle dimensioni delle banche: per gli istituti più grandi valgono regole più stringenti.
In questo modo, oltre a ridurre l’assunzione di rischi, via Nazionale punta a far scendere i costi delle banche. Già negli ultimi due anni le retribuzioni dei vertici del settore (soprattutto i bonus) sono diminuite con il calo degli utili, per la crisi che ha colpito l’economia italiana. Ma i valori dei «super compensi» rimangono in alcuni casi a sei zeri, su livelli per molti sindacati inaccettabili.
Intanto il capitolo delle retribuzioni — non per i vertici bensì per il personale in generale — è al centro della trattativa fra Associazione bancaria italiana e sindacati per il rinnovo del contratto. Il prossimo incontro del 25 novembre a Milano rischia di terminare in una rottura che può portare anche allo sciopero generale. «È il momento di tornare tra i lavoratori e, se il 25 novembre la posizione dell’Abi non sarà radicalmente cambiata, dichiarare lo stato di mobilitazione, fino allo sciopero generale, se necessario», si legge in una nota della Fiba Cisl.
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